Il tema delle diseguaglianze è centrale non solo per gli operatori che sono a contatto giornaliero con i guasti sociali prodotti da queste divergenze.Purtroppo però lo sviluppo di una economia globalizzata ha reso difficile affrontare il tema. In questo quadro, il primo livello di intervento è internazionale: Dobbiamo ricostruire politiche non solo di austerità ma anche fiscali e del lavoro all’insegna di una maggiore giustizia. Promuovendo un maggiore protagonismo del nostro Paese negli organismi internazionali. La risposta è una sola: serve un’Europa politicamente e socialmente più forte.Qualche segnale c’è ma il cammino è appena cominciato. Fondamentale però anche l’impegno nazionale: In questa legislatura abbiamo messo in campo degli elementi per redistribuire la ricchezza. Ma il modo migliore per combattere la disuguaglianza è il lavoro: la nostra ossessione deve essere quindi la creazione di posti di lavoro dignitosi. Impegnandosi anche nella lotta all’evasione fiscale e nella promozione di una cultura dell’uguaglianza. E l’immigrazione? si deve distinguere tra il fenomeno dei profughi, bisognosi di una massima protezione, con la necessità di una grande solidarietà europea, e l’immigrazione che riguarda persone che si spostano per migliorare le loro condizioni di vita. Quest’ultimo fenomeno va governato : si deve promuovere un’immigrazione regolare con politiche serie di accoglienza e integrazione, rispettando la popolazione locale.
Tratto dall’articolo “Inclusione sociale, coalizioni distanti” del Corriere del Trentino pubblicato l’8 febbraio 2018 a firma di Marika Giovannini