Oggi ho partecipato ad un seminario sulle riforme istituzionali che abbiamo organizzato con alcuni colleghi del gruppo PD per discutere della situazione che si è venuta a creare dopo la bocciatura da parte dei cittadini del referendum costituzionale del 4 dicembre scorso.
Si è trattato di un importante momento di riflessione, durante il quale abbiamo analizzato, insieme al Prof. Lupo (ordinario di diritto delle assemblee elettive alla LUISS), lo stato delle nostre istituzioni, il bicameralismo indifferenziato, la legge elettorale, le norme regolamentari e il rapporto tra Stato ed autonomie locali.
L’idea è quella di creare un gruppo di lavoro il più possibile trasversale che possa proporre delle modifiche puntuali e condivise, necessarie a rinnovare il nostro assetto istituzionale, sia in virtù delle radicali trasformazioni avvenute in questi ultimi decenni, sia alla luce del nuovo sistema sovranazionale.
Le attuali forme di stato e di governo, infatti, sono riferite a logiche di funzionamento e ad assetti passati e ormai superati.
Dalla discussione è emerso come il quadro istituzionale sia piuttosto problematico, basti pensare alla mancata attuazione di molte norme costituzionali, alla necessità di riformare i regolamenti parlamentari (le cui disposizioni non tengono conto dei cambiamenti in senso maggioritario e a livello internazionale avvenuti dopo il 1993), ai procedimenti legislativi o all’inadeguato coinvolgimento delle autonomie locali nella fase ascendente del diritto interno ed europeo.
Insomma, l’assetto politico istituzionale vigente è molto diverso rispetto a quello disciplinato dalle norme. Inoltre, le disomogeneità tra Camera e Senato, in questi ultimi anni, si sono accentuate, sebbene il bicameralismo indifferenziato sia rimasto invariato.
Nel mio intervento ho sottolineato come sia fondamentale favorire una riflessione su questi punti. L’adeguamento e la riforma delle disposizioni costituzionali, delle relative norme di attuazione e dei regolamenti parlamentari sono infatti il presupposto per poter esercitare un’azione politico istituzionale efficace e rispondente alle necessità dei cittadini.
I meccanismi decisionali, gli strumenti a disposizione del Parlamento e del Governo e le procedure possono condizionare significativamente l’azione politica, incentivando o disincentivando determinati comportamenti. Per questo è necessario che siano coerenti con l’attuale assetto e con le nuove dinamiche.