Oggi si è svolto a Roma l’evento dal titolo “La politica al tempo della paura. Il valore della fatica della democrazia”, organizzato dall’Associazione di cultura politica ProDemos.
Viviamo in una fase storica, in cui i mutamenti sociali ed economici e le rivoluzioni tecnologiche stanno influenzando e determinando gli stili di vita degli individui e impattando sulle regole fondanti della nostra società. Questo sta contribuendo ad alimentare paure e tensioni e a sfidare le regole e i principi democratici.
Nel corso dell’incontro ci siamo confrontati su queste questioni, cercando di capire quali siano le reali capacità della politica di rispondere alle nuove sfide.
Nel mio intervento mi sono soffermato sul rapporto tra rete e democrazia, affrontando il tema dei mutamenti dei luoghi e dei tempi della “rappresentazione” politica.
Dobbiamo renderci conto che le profonde paure contemporanee risiedono nel timore dello spossessamento di sé: le persone sono oggi spaventate di essere spossessate del loro lavoro, del loro futuro, della loro casa, della loro sicurezza. E il dovere della politica è rispondere a questi timori, proponendo soluzioni ai problemi quotidiani e offrendo strategie e visioni future.
La Brexit, ad esempio, costituisce un emblema della paura dello spossessamento, ovvero la paura che il destino della democrazia britannica sia nelle mani di altri.
La democrazia e i suoi valori fondanti presuppongono invece autoappartenenza, senso di comunità, solidarietà e collettività, rappresentando quindi il contrario dello spossessamento.
Anche per questi motivi è importante riaffermare e rilanciare con forza i principi democratici, sia a livello locale che globale.
E, soprattutto in questo tempo, lo si deve fare sviluppando un’etica civile della rete, ascoltando le buone ragioni degli altri, facendosi guidare dalla conoscenza e non dai sentimenti del momento, sviluppando un rapporto più chiaro ed effettivo tra scienza e politica e passando dalla democrazia di investitura (che rende conto solo nel momento elettorale) alla democrazia di esercizio (che rende conto in maniera costante del suo operato e dei suoi risultati).