Oggi si è svolta una seduta congiunta delle Commissioni Esteri e Giustizia, durante la quale abbiamo iniziato l’esame in sede referente del provvedimento di ratifica ed esecuzione dei Protocolli n. 15 e n. 16 della CEDU, recanti emendamenti alla stessa Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali, ratificata dall’Italia con legge 4 agosto 1955, n. 848.
Il Protocollo n. 15 introduce modifiche alla procedura davanti alla CEDU, prevedendo, in particolare, la riduzione da 6 a 4 mesi del termine per il ricorso dalla definitiva pronuncia interna, mentre il Protocollo n. 16 prevede l’introduzione del cosiddetto parere consultivo su questioni di principio relative all’interpretazione o all’applicazione dei diritti e delle libertà definiti dalla CEDU o dai suoi protocolli.
Nel mio intervento (lo trovate qui da pagina 6 a pagina 8), oltre ad aver spiegato i contenuti dei singoli articoli dei due protocolli, ho sottolineato come la CEDU abbia definito un sistema di protezione sovranazionale dei diritti da più parti riconosciuto come la più perfezionata struttura del genere operante al mondo.
Essa rappresenta attualmente uno strumento unico e fondamentale di protezione dei diritti umani e la sua importanza deriva anche dall’estensione geografica che la caratterizza; la CEDU, infatti, comprende anche Paesi in cui il livello di tutela delle libertà fondamentali è assai problematico, basti pensare alla Turchia o alla Russia. Anche per questo è quindi fondamentale recuperare lo spirito dei padri costituenti che hanno elaborato ed introdotto questo straordinario strumento in una fase molto difficile della storia europea.