Dopo una articolata e lunga discussione e l’accordo raggiunto tra le principali forze politiche del Paese, oggi è stato depositato in Commissione Affari costituzionali della Camera un maxiemendamento al testo base sulla legge elettorale che definisce il nuovo sistema per l’elezione della Camera e del Senato.
Si tratta di un sistema elettorale proporzionale su base nazionale per quanto riguarda la distribuzione dei seggi, caratterizzato dalla presenza di collegi uninominali e da liste circoscrizionali brevi per l’assegnazione di tali seggi e connotato da una soglia di sbarramento del 5% (qui trovate i dettagli).
Insomma, al di là della soglia di sbarramento che ha il pregio di favorire una semplificazione del quadro partitico, è un sistema proporzionale che riprende l’impostazione tedesca, sebbene con notevoli differenze (sia in termini di modalità di espressione del voto che di assegnazione dei seggi). Un sistema, inoltre, che contribuisce a rendere più riconoscibili i candidati (che saranno tutti presenti sulla scheda elettorale).
Su questo tema, sono intervenuto nel corso dell’Assemblea del gruppo PD, organizzata per favorire il confronto sui contenuti della proposta e sulla sua valenza politica.
Nel mio intervento ho ricordato come da più di 30 anni, come centrosinistra, siamo impegnati nella definizione e configurazione di una democrazia maggioritaria, nella quale la dinamica politica sia caratterizzata dal rapporto maggioranza/opposizione e non Governo/Parlamento e dove i cittadini possano esprimersi non solo sulla composizione delle due Camere, ma anche sull’esecutivo e sulla sua linea politica.
E’ vero che il referendum del 4 dicembre ha rappresentato una battuta d’arresto e che l’attuale Parlamento non è predisposto alla approvazione di una legge elettorale che vada in questa direzione, ma come PD non possiamo limitarci a denunciare questa situazione e ad approvare una legge proporzionale solo prendendo atto dell’impossibilità di evolvere verso un diverso sistema.
Dobbiamo perlomeno collocare questa decisione all’interno di una visione complessiva e più ampia, chiarendo se è questa la direzione che vogliamo intraprendere o se si tratta di una soluzione provvisoria.
Se questa è la direzione, dobbiamo allora affrontare la questione a livello complessivo, prendendo spunto ad esempio dalla Germania e proponendo riforme e misure complementari alla legge elettorale che razionalizzino la nostra democrazia parlamentare (riforma dei regolamenti parlamentari, ridefinizione dei poteri del Premier, introduzione della sfiducia costruttiva). Solo così l’adozione di questa legge elettorale può essere anche un primo passo verso il miglioramento e rafforzamento delle nostre istituzioni e della nostra forma di governo.