Ieri e oggi sono stato a Londra, dove ho partecipato ad una conferenza, organizzata dal Labour Party e dal Partito socialista europeo, dal titolo “Brexit ed Europa: le sfide concernenti le future relazioni tra Gran Bretagna ed Unione Europea”.
Ci siamo confrontati in particolare sugli impatti che la Brexit avrà nelle relazioni con l’Unione Europea e nella gestione dei principali dossier sovranazionali, tra cui la lotta al terrorismo, i flussi migratori, il contrasto alla povertà, l’occupazione e i nuovi equilibri geopolitici. Abbiamo inoltre discusso degli impatti che il processo di negoziazione avrà sui lavoratori stranieri che vivono in Gran Bretagna e sul ruolo che il Paese avrà in Europa e nel mondo sia in termini economici che politici e strategici. Una questione che dovrà essere affrontata attentamente riguarda l’uscita della Gran Bretagna dal mercato interno e i conseguenti accordi commerciali con l’Unione Europea.
Infine, ho colto questa occasione per incontrare Paul Williams, uno dei responsabili del Foreign Office (il dicastero che si occupa della promozione degli interessi della Gran Bretagna all’estero). Abbiamo discusso dell’opportunità di organizzare un summit dei capi di Stato e di Governo dei 47 Paesi appartenenti al Consiglio d’Europa per rilanciare il ruolo dell’organizzazione e per difendere e promuovere la sicurezza democratica nel continente.
In questa fase, caratterizzata dall’imminente uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea e dalle politiche bilaterali, protezionistiche ed isolazionistiche degli USA, il ruolo del Consiglio d’Europa, quale organizzazione paneuropea, è ancora più importante e significativo per affrontare efficacemente le nuove sfide globali (terrorismo, migrazioni, democrazia, diritti umani). La sua composizione e i suoi compiti ben definiti ne fanno un’arena internazionale privilegiata per la promozione del dialogo e della conoscenza reciproca e per la risoluzione dei conflitti.