Come molti di voi stiamo seguendo la situazione in Turchia. Che cosa possiamo fare? Con l’assemblea del Consiglio d’Europa in giugno – quindi prima del tentativo di colpo di Stato – abbiamo steso un rapporto sulla democrazia in Turchia molto critico (lo trovate qui).
Oltre al problema delle libertà civili e dei diritti delle minoranze preoccupano le trasformazioni degli istituti fondamentali dello Stato di diritto, come l’immunità parlamentare che è stata tolta a tutti i membri del Parlamento per – motivazione ufficiale – evitare collusioni col terrorismo. Risultato? Molti colleghi delle opposizioni (CHP e HDP, socialisti turchi e curdi) si ritrovano addosso capi di imputazione risibili (offese al capo del governo o altro) che rischiano di trascinarli in prigione (alcuni colleghi curdi in passato si sono fatti una decina d’anni).
Il tentato colpo di Stato ha evidentemente aggravato la situazione. Le opposizioni hanno tutte difeso le istituzioni turche e respinto ogni tentativo di sovvertire con la violenza la situazione, ivi compreso il governo democraticamente eletto. È chiaro però che la reazione di Erdogan appare del tutto sproporzionata e inaccettabile, come rilevato da molti governi europei e anche dal nostro.
Abbiamo subito condannato l’ipotesi di reintroduzione della pena di morte: la Turchia ha ratificato il protocollo 13 della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo che abolisce la pena di morte in ogni circostanza (e non solo in tempo di pace). Ora governo e parlamento turco hanno sospeso l’efficacia della Convenzione proclamando lo stato d’emergenza. Ciò ha destato ulteriori preoccupazioni. Purtroppo abbiamo i precedenti di UK e Francia che hanno fatto lo stesso in occasione degli attacchi terroristici.
Tutti gli organismi di monitoraggio del Consiglio d’Europa sono impegnati al massimo per esercitare la pressione che possono richiamando al rispetto dei diritti umani anche nel trattamento dei prigionieri (le foto che ritraggono prigionieri nudi ammassati sono abominevoli), oltre che per insegnanti, docenti, giornalisti, funzionari eccetera.
Siamo in stretto contatto con le colleghe e i colleghi membri del parlamento turco all’opposizione e stiamo commisurando ogni intervento alla massima salvaguardia anche della loro libertà di azione: quando i regimi prendono una piega autoritaria il ruolo delle opposizioni è cruciale e la solidarietà internazionale deve muoversi con forza ma anche con delicatezza.
Domenica pomeriggio il maggior partito di opposizione , socialdemocratico, organizza una grande manifestazione per la democrazia a piazza Taksim. Sono ottime tutte le iniziative che vengono da università, associazioni eccetera di solidarietà a colleghi e altro e che danno un chiaro segnale che la comunità accademica mondiale e la società civile internazionale se condanna ogni violenza e dunque anche il terrorismo e il golpismo non tollera nessuna compressione della libertà di pensiero nè tanto meno nessuna persecuzione delle opinioni dissenzienti.
Con Parlamento e Governo italiano stiamo valutando le azioni da intraprendere in stretta unità con l’Unione Europea. Tutti noi vorremmo reazioni immediate ma ascoltiamo anche la voce delle opposizioni interne e cerchiamo di sostenerle. Nella lotta per i diritti umani il loro lavoro è essenziale.