Venerdì 5 dicembre ho depositato presso l’Ufficio del Regolamento della Camera dei Deputati una proposta di modificazione del Regolamento della Camera volta a prevedere l’adozione nell’ordinamento parlamentare di un Codice di condotta dei deputati.
L’iniziativa è frutto di un lavoro di alcuni mesi, svolto sia a livello nazionale (Camera) che a livello europeo (Consiglio d’Europa). La proposta, redatta sulla base di analoghe esperienze europee, contiene i principi ai quali i deputati devono informare la loro condotta (onestà, integrità, trasparenza, responsabilità, diligenza, esemplarità, serietà e rispetto), prevede norme per prevenire i conflitti di interesse (obbligando i deputati a presentare una dichiarazione di interessi finanziari e disponendo misure per la trasparenza) e disciplina le sanzioni da infliggere al parlamentare qualora violi le disposizioni del Codice.
Anche quest’anno, nel Corruption Perceptions Index del 2014 stilato da Transparency International, l’Italia è considerata un Paese ad alto tasso di corruzione: nella graduatoria dei Paesi stimati virtuosi si trova collocata al 69° posto nel mondo.
Di fonte a questa grave situazione, anche alla luce dei fatti ultimamente accaduti, è necessario intraprendere una seria azione di rinnovamento della vita civile nel segno del rispetto delle leggi e di una più rigorosa etica pubblica.La lotta alla corruzione deve essere ovviamente condotta a livelli diversi: sul piano legislativo ed amministrativo con una legislazione più adeguata, sul piano politico con una più forte azione da parte dei partiti e dei movimenti politici e sul piano dell’etica civile, sia individuale che sociale, ovvero del “corpo” dei pubblici rappresentanti che, attraverso Codici di comportamento e stili di vita sobri e rigorosi, ritrovino il senso della dignità e dell’onore del servizio pubblico.
Nessuno di questi livelli deve essere tralasciato. La proposta rivolta alla Camera dei Deputati, attraverso una modifica al Regolamento, di adottare un Codice di condotta dei parlamentari si colloca proprio nella prospettiva di rafforzamento dell’etica civile. La legislazione da sola, infatti, appare impotente se essa non viene accompagnata dall’affermarsi di convincimenti e costumi atti a sorreggerla. A questo proposito, anche l’OSCE riconosce quale efficace strumento di lotta alla corruzione l’adozione di “Codici deontologici” o “Codici di condotta”.
Infine, la lotta alla corruzione è fra i principali temi dell’attività del Consiglio d’Europa. Tra i risultati dell’attuazione del programma di azione del Consiglio d’Europa stesso contro la corruzione vi è l’accordo di istituzione del “Gruppo di Stati contro la corruzione – GRECO”, che riunisce 49 Paesi tra cui l’Italia e il cui compito è quello di migliorare la capacità dei propri membri a lottare contro la corruzione, vigilando, tramite un meccanismo flessibile e dinamico di valutazioni e reciproche pressioni, all’attuazione dei rispettivi impegni in tale ambito. La proposta di introduzione del suddetto Codice è anche un’importante risposta alle sollecitazioni del GRECO.