Ho dato la mia disponibilità ad assumere l’incarico di segretario del Partito Democratico del Trentino dopo molte esitazioni, come è comprensibile e forse doveroso dovendo fare i conti – come tutti – con altre, impegnative, responsabilità familiari e professionali e tuttavia con piena convinzione.
Il momento che la politica italiana sta attraversando richiede che tutti – e in particolare coloro a cui sta cuore l’attuazione di una sempre più autentica democrazia al servizio dei cittadini – facciano qualcosa di più. Se siamo qui in fondo, se abbiamo insieme dato vita a questo partito, non è solo per una passione personale per la vita politica, ma per un senso di responsabilità nei confronti del nostro paese, della nostra terra, che non sono grandezze astratte ma le donne e gli uomini in carne ed ossa che la abitano e la abiteranno domani.
In questo percorso ho incontrato persone disponibili a fare lo stesso. A fare qualche cosa di più di quello che normalmente si fa e si fa in politica. Sono le persone del nostro partito che hanno lavorato come non mai, dallo staff organizzativo, ai garanti, ai coordinatori dei circoli, agli iscritti, ai candidati nelle liste e anche – se mi è consentito – a noi candidati alla segreteria. Un di più non solo in termini di quantità di lavoro, ma anche di stile di lavoro, di dialogo civile, di riflessione sincera su ciò che è meglio per il collettivo in cui lavoriamo. Abbiamo fatto un percorso differenziato ma unitario nello stile e nei contenuti e l’esito di oggi unitario è il frutto di questo percorso, che all’inizio ci pareva lungo e tortuoso ma che oggi ha coinvolto centinaia di persone, ha prodotto decine di discussioni pubbliche, ha intrecciato il cammino e il pensiero di ciascuno con il pensiero degli altri. Io sono molto grato di questo lavoro ai miei colleghi per aver condiviso questo stile e per aver accettato alla fine di dare vita ad una gestione unitaria in assemblea, nel coordinamento e negli incarichi esecutivi.
La proposta è anzitutto una proposta di metodo. Il metodo della condivisione delle responsabilità che si traduce in un’assunzione di incarichi di rappresentanza e di gestione a cui voglio subito dare concretezza. Per quanto riguarda il presidente dell’assemblea vorrei avanzare all’assemblea la proposta di eleggere Giorgio Tonini. Il suo gesto di ritirare la propria candidatura e di convergere sul mio nome ha avuto un effetto positivo non solo all’interno ma anche all’esterno del partito. Moltissime persone mi hanno espresso un grandissimo apprezzamento per questo passo e io gli sono sinceramente grato per questo. La sua esperienza a livello nazionale, il suo lavoro a livello locale fanno di lui una risorsa essenziale del nostro partito. Altrettanto grato sono a Roberto Pinter e Renato Veronesi che hanno scelto di condividere una gestione unitaria senza far valere i loro consensi per dare vita a questa o quella maggioranza. A loro, nell’ambito delle mie competenze, ho deciso di attribuire due incarichi assai significativi su due temi che in questi mesi ci sono stati ripetutamente posti all’attenzione da parte dei circoli: le elezioni amministrative e la vita dei circoli.
Ho chiesto loro di assumere questi incarichi nello stesso spirito di condivisione e di collegialità con cui mi è stato conferito l’incarico di segretario e dunque coinvolgendo anzitutto i circoli, ma anche tutte le risorse presenti nel partito e nelle istituzioni, dai consiglieri comunali a quelli provinciali ai deputati e senatori.
A questi stessi consiglieri comunali, provinciali e deputati e senatori voglio qui ribadire l’impegno del partito a sostenere con ogni energia la loro azione nelle istituzioni. È a me ben presente che molto più di noi, loro sono la faccia del partito in mezzo ai cittadini e per questo è essenziale che il partito sia alle loro spalle nello studio dei problemi, nel contatto con i territori e gli ambienti nel radicale rispetto del loro ruolo istituzionale e della loro autonomia ma al tempo stesso nella richiesta di un dialogo costante che arrivi prima e non dopo le scelte politiche significative, ossia le scelte che incidono sulla vita delle nostre comunità. Anche a loro chiediamo di partecipare a questo metodo di dialogo e condivisione. Ce lo hanno chiesto con forza in tutti i circoli in cui abbiamo presentato le nostre mozioni. È appena il caso che io ricordi che su di loro grava anche la responsabilità politica della solidità e della incisività della nostra azione di governo sia a livello provinciale che a livello comunale. Sarebbero parole vuote le parole del PD che chiede con una sola voce che la coalizione di centro sinistra autonomista si estenda come coalizione di valori e di progetti – non come artifizio di potere – anche alle comunità locali, se chi già siede dentro quelle coalizioni con responsabilità di governo non si facesse interprete esigente del rafforzamento di questa coalizione e del nostro ruolo innovativo e propulsivo in essa.
E con questo voglio ribadire la nostra piena fiducia, la nostra stima, il nostro più forte sostegno agli amministratori del PD e al governo provinciale guidato dal Presidente Dellai. Il nostro interesse è fare l’interesse del Trentino, fare sì che questa coalizione sia solida e al servizio dei cittadini. E il modo migliore per essere al servizio dei cittadini è garantire non solo la stabilità del governo ma anche l’innovazione. Innovazione non solo in campo economico, ma anche in campo ambientale, in campo culturale, nel campo della tutela dei diritti dei singoli e dei gruppi. Noi non mettiamo in discussione le scelte compiute in questi ambiti, ma vogliamo progettare il Trentino del futuro come un Trentino regione all’avanguardia non solo in Italia ma in Europa. Vogliamo ripetere il riformismo degli anni ’60, quel riformismo che ha fatto del Trentino, allora provincia povera e marginale, una provincia dall’invidiabile qualità della vita nel panorama delle regioni italiane. Vogliamo ripetere la stessa sfida nei confronti delle regioni europee convinti che è adesso che si progetta e decide ciò che il Trentino sarà tra vent’anni.
A noi non interessa essere i gestori della fine di un ciclo. Vogliamo inventare il nuovo.
La nostra prima responsabilità sarà chiedere alle forze sociali di aiutarci a fare il punto sugli effetti della crisi economica in Trentino, sulla salute delle aziende e dei posti di lavoro, sulla salute della finanza locale e sulle povertà vecchie e nuove.
Vogliamo poi discutere assieme su come comporre i diritti dei singoli e delle minoranze etniche e religiose all’interno della nostra società, attenti alle tradizioni ma eredi di una grande tradizione, quella dell’Impero asburgico, da secoli multietnica e multiculturale.
Vogliamo lavorare per colmare le fratture della nostra società. Le fratture tra uomini e donne, tra giovani e adulti. Vogliamo lavorare sulla solidarietà intergenerazionale. Pur nel pluralismo delle forme di convivenza tutti hanno figli e anziani da accudire e sono questi i nessi che consentono alla società italiana di reggere. Dobbiamo sostenere queste relazioni di cura in modo più forte e fare un patto con tutti i cittadini per una politica rilanci la solidarietà tra le generazioni.
Faremo la stessa analisi sui grandi temi dell’ambiente, della salute e della cultura.
Chiederemo ai più giovani in questa assemblea di coinvolgere i giovani candidati nelle liste e i giovani iscritti al partito per animare osservatori sulla politica internazionale e nazionale da proporre ai cittadini per far crescere una cittadina consapevole dei problemi del nostro paese, della nostra Europa, del mondo.
Cercheremo di rispondere al meglio alla sfida di rafforzare questa bella idea che è il partito democratico. A chi ci dice che siamo socialdemocratici rispondiamo che siamo democratici e ne abbiamo abbastanza e che siamo stanchi di questo uso vacuo e solo polemico delle parole. Lavoriamo per una bonifica del linguaggio politico, per restituire alla parola politica la sua dignità e la sua forza.
Ci impegniamo ad allargare il centro sinistra. Dialogheremo meglio e più a fondo con i socialisti e gli ambientalisti e con il mondo cattolico che ci interpella sulle grandi questioni dell’umano.
A chi ha dato vita a un disegno di federazione delle liste territoriali del centro sinistra in tutta Italia a partire dal modello trentino auguriamo buon lavoro. Ci pare uno sforzo positivo nella direzione di allargare e radicare il centro sinistra nel nostro paese. Purché non metta però in discussione una prospettiva di sano bipolarismo che permetta una democrazia dell’alternanza. La rinascita di un centro equidistante dai poli non serve alla democrazia italiana.
Ma il nuovo non si costruisce cambiando casacca in parlamento. Questa è politica vecchia, vecchissima, si chiama “trasformismo” e colpisce al cuore l’anello della rappresentanza ossia la fiducia tra elettore ed eletto. Su questa strada non si va da nessuna parte ed anzi si mina ancor di più uno degli elementi di drammatica crisi della politica italiana ossia la fiducia dei cittadini nelle proprie rappresentanze istituzionali.
È proprio questa fiducia che noi vorremmo invece ricostruire. E per questo obiettivo vi chiedo di lavorare insieme.