[…] Per fare questo abbiamo bisogno di una partecipazione sempre più vigile e attenta dei cittadini, di un forte e incessante ricambio nelle rappresentanze istituzionali, di una amministrazione pubblica forte, qualificata e orgogliosa della sua indipendenza. La Pubblica Amministrazione ha nella nostra terra una tradizione storica e un potenziale di risorse umane straordinario che deve essere valorizzato nella sua funzione di servizio “pubblico” sottratto alle pressioni di interessi di parte, provenienti da cittadini o da politici o da funzionari. E una Pubblica Amministrazione rigorosa e competente, adeguata alle moderne burocrazie europee, può svolgere un ruolo fondamentale anche in quel processo di innovazione di cui la società trentina ha bisogno.
Per tutto questo c’è bisogno di istituzioni autonomistiche aperte al dialogo e al confronto, amanti di quella libertà e di quella dialettica da cui solo possono scaturire nuove idee e nuove progettualità. In Trentino l’efficienza del momento governativo non si accompagna sempre con una alta qualità della discussione democratica. A tratti l’atmosfera civile è tornata ad essere stagnante, si è perso il gusto del confronto aperto e prevale il timore reverenziale nei confronti del potere.
I mutamenti dei contorni istituzionali del potere politico hanno esasperato negli ultimi anni il suo carattere accentrato. In nome della governabilità si è valorizzata a livello locale come a livello provinciale la dimensione verticale del potere, mettendo in secondo piano quella orizzontale che è più antica e più tipicamente nostra e che trova nelle tradizioni di autogoverno delle nostre antiche comunità e libere città i suoi precedenti. Ma non solo vi è stato un prevalere dell’esecutivo sul legislativo. Vi è stato anche un far dipendere strati sempre più ampi della società dalle decisioni del governo provinciale: e ciò non solo per quanto riguarda le leggi o le risorse attribuite, ma anche le carriere professionali troppo esposte al rischio di un condizionamento politico. Perciò è necessaria un’opera di riequilibrio attraverso un rafforzamento del pluralismo delle istituzioni, il rispetto della loro autonomia, la valorizzazione dell’indipendenza dei corpi sociali e delle professioni. Tutto ciò può essere fatto ripensando il quadro complessivo delle nostre autonomie (regionale, provinciale, comunale), ma anche mettendo in atto fin da subito pratiche più attente e rispettose, stili più dialogici e curiosi di interloquire con chi la pensa diversamente. Più amore e meno paura della libertà. E da parte della società civile meno mugugno, meno lamento, meno invidia e acredine, meno servilismo e ricerca del favore personale, più coraggio, più gusto per l’indipendenza e per il far da sé, più creatività al servizio di tutti.
Se attraverso uno sforzo comune il Partito Democratico del Trentino riuscisse a ridare coraggio alle molte persone che non hanno smesso di sperare e di impegnarsi per una democrazia autentica, sarebbe già qualcosa e sarebbe un buon segnale anche per il resto del Paese.