I 27 giorni di campagna elettorale dedicati ai 27 paesi dell’UE cominciano in Austria, perché è il paese europeo più vicino alla terra in cui abito.
Bisogna cominciare dai “vicini” per conoscerli e costruire con loro la convivenza pacifica e giusta in cui amiamo vivere.
Trovo bellissimo il tema del “vicinato” e oggi un po’ dimenticato anche se le religioni ce ne ricordano l’importanza (il “prossimo”) e la vita sociale contemporanea non ne cancella la centralità: nella mia terra le vicinie sono ancora essenziali per la gestione del patrimonio comune delle acque e dei boschi, ma anche nel mondo anglosassone il vicino della porta accanto svolge un ruolo essenziale (“a chi lascio le chiavi di casa quando vado via e i miei familiari vivono a trecento miglia da qui?”).
Una delle cose più belle dell’Europa è il crollo della frontiera tra Italia e Austria. Una frontiera che stava dentro di noi. Mio nonno era compagno di scuola di Damiano Chiesa, uno degli irredentisti giustiziato con Cesare Battisti per alto tradimento. Da lui aveva imparato a suonare la chitarra. Damiano Chiesa era partito volontario per combattere con l’esercito italiano. Mio nonno figlio di una madre vedova che viveva di una pensione statale aveva avuto paura di ritorsioni. Così era finito Kaiserjäger, soldato nell’esercito austro-ungarico, a combattere in Friuli contro gli italiani. Chi oggi parla male dell’Europa non sa cosa essa voglia significare per le terre di confine. La possibilità finalmente di ricomporre identità composite senza far passare la guerra tra noi. Credo molto nella cooperazione trasnfrontaliera e nella possibilità di costruire “regioni” che scavalcano i confini nazionali. La regione che va da Innsbruck aTrento è una di queste.
L’Austria che voglio ricordare oggi non è quella delle sue città, di Vienna, porta sull’Oriente, o di Salisburgo o di Innsbruck, dove tanti anni fa ho fatto l’autista a Karl Rahner, ma è l’Austria del contadino Franz Jägerstätter, che si rifiutò di prestare servizio militare agli ordini di Hitler perché la sua coscienza gli impediva di collaborare alla politica nazionalsocialista, alle sue guerre di aggressione e alle sue pratiche di sterminio e per questo fu messo a morte.
Il tema dei “vicini” ci costringe a pensare a come l’Italia e l’Europa trattano i loro vicini. Una giornalista di Peace Reporter ha scritto un bel pezzo Il Parlamento Europeo approva il pacchetto asilo sulla differenza di approccio tra il Parlamento Europeo e il governo italiano nei confronti di coloro che chiedono asilo. Vi consiglio di leggerlo. Si capisce perché abbiamo bisogno di più Europa in Italia.
Sui temi europei ho trovato molto stimolante oggi l’articolo di Mario Monti sul Corriere della Sera Un patto (vero) per l’Europa.
Ieri i segretari del PD di Trento e di Bolzano hanno presentato la mia candidatura alla stampa che oggi ne dà notizia.
Domani sarò a Belluno a firmare il Patto per l’Europa della montagna alpina.
2 risposte a “10 maggio – Austria, l’importanza dei “vicini””
Più leggo quello che scrive più mi convinco sia una persona valida per la carica che si propone di rivestire.
L’unica pecca significativa riguarda le primarie.
Avrei voluto le primarie per scegliere i candidati del pd al parlamento europeo.
Lei insiste giustamente sul fatto che in “partito democratico” c’è la parola “democratico” e qualcosa pur vorrà dire!
Ma a Roma hanno pensato a che colpo (non solo di immagine ma di sostanza) sarebbe stato se il pd per le europee avesse contrapposto la possibilità di scegliere le persone da mettere in lista a confronto con Berlusconi che candida le veline?
Su questo anche il pd trentino ha da imparare molto perché le primarie di febbraio sono state ancora una volta delle primarie più confermative che elettive (non c’era una donna, non c’era un giovane, c’erano tre consiglieri uscenti…)
Cosa pensa delle primarie?
penso bene delle primarie perché consentono ai cittadini elettori di scegliere i candidati che considerano migliori. ci sono dei problemi tecnici di cui sono consapevole quando i tempi sono stretti e quando si tratta di indicare una lista di nomi e non un solo candidato, ma sono convinto che si possano affinare anche in questo caso degli strumenti adeguati. nel caso delle europee è vero non sono state fatte le primarie e le liste sono state confezionate a Roma talvolta creando scontento nei territori. per quanto mi riguarda il PD trentino ha fatto una consultazione interna all’assemblea provinciale per raccogliere indicazioni di candidati possibili e alla fine si è deciso di convergere unanimemente sul mio nome. non è un’investitura attraverso le primarie, ma è comunque una scelta fortemente condivisa. questo è stato uno degli elementi che mi hanno convinto ad accettare.